Lo Smart Readiness Indicator è ormai ai blocchi di partenza. Uno strumento innovativo per misurare l’intelligenza di un edificio che inciderà sensibilmente anche sui valori immobiliari prossimi futuri. Fattori chiave il comfort, l’efficienza energetica, la flessibilità, l’interoperabilità e la connettività
Uno degli strumenti più importanti introdotti dalla revisione della Direttiva Europea è lo Smart Readiness Indicator (SRI), ovvero un indicatore unico condiviso da tutti i Paesi aderenti all’UE che ha come obiettivo la definizione di un metodo di calcolo per la classificazione del livello di “intelligenza di un edificio” sulla scorta di alcuni parametri.
L’introduzione dell’SRI ha alcune precise finalità, ovvero aumentare la consapevolezza dell’utente finale, ma anche di progettisti e real estate sui vantaggi di un edificio dotato di tecnologie in grado di consentirne una gestione in gran parte automatizzata degli impianti con le relative ricadute positive su consumi e comfort; ma anche dare forti motivazioni, anche economiche, ad un investimento degli stakeholder nelle tecnologie “smart”, sostenendone l’adozione.
Il lavoro sull’SRI è stato avviato dalla Comunità Europea nel febbraio 2017, attraverso la creazione di un Consorzio di Ricerca con competenze trasversali nel campo dell’ICT, della fisica d’edificio, della valutazione ambientale ed economica che ha concluso i propri lavori nel settembre 2020 con la pubblicazione del Report finale che comprende sostanzialmente una metodologia per il calcolo dell’indice SRI basato su due livelli, quello completo (che comprende 54 servizi) e quello semplificato (che ne comprende 27).
Nel corso del biennio 2021-22 la Commissione Europea ha costituito un team di supporto tecnico agli Stati membri nella fase di testing e di eventuale implementazione di quanto previsto dal Consorzio di Ricerca in prima battuta, coinvolgendo, inoltre, alcuni importanti Istituti di ricerca con sede in Belgio, Irlanda, Francia e Lussemburgo, e lasciando piena libertà ai singoli Stati di sperimentare il nuovo indicatore attraverso progetti pilota, che si sono realizzati in Austria, Francia, Danimarca, Repubblica Ceca, Finlandia e Croazia.
L’Italia non rientra tra i Paesi che hanno aderito all’invito della Commissione di testare l’SRI attraverso propri progetti pilota, tuttavia ENEA in collaborazione con l’Università di Cassino ha prodotto uno studio che ha toccato due ambiti coerenti: l’analisi dello stock edilizio e impiantistico nazionale per valutare il potenziale di “smartness” del costruito esistente; e l’applicazione della metodologia di calcolo dello smart readiness Indicator (SRI) a diversi casi studio (categorie di edifici con impianti aventi diversi livelli di automatismo e di intelligenza) con una valutazione dei livelli SRI raggiungibili.
Gli ambiti applicativi dell’SRI si possono raccogliere entro cinque macro categorie:
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